Nei momenti di incertezza economica, come quello che stiamo oggi vivendo, in tanti si chiedono quali investimenti restino sicuri, e per molti la risposta è nell’oro. L’oro è da sempre considerato un bene di rifugio: questo perché il suo valore è intrinseco, a differenza di quello nominale della moneta, ed il vantaggio, anche in momenti di crisi economica, consiste proprio nel fatto che un bene primario come l’oro non è suscettibile di volatilità, a differenza di una moneta, ed è quindi meno soggetto alle variazioni di mercato.
Come acquistare e come conservare
L’investimento in oro è possibile come strumento finanziario (come nel caso degli Exchange Traded Fund e gli Exchange Traded Commodities), future e opzioni; tuttavia, in quanto strumenti finanziari, questi sono valutati in dollari, fatto che li rende suscettibili al valore della moneta nel momento del realizzo. Più sicuro è l’acquisto del bene fisico, ancora meglio se nella forma di lingotti, che garantiscono una purezza di 999,9 millesimi (a differenza delle monete, dove l’oro può trovarsi in lega con altri metalli). La garanzia di sicurezza nella conservazione di un bene non può mai essere certa al 100%. La scelta più sicura è quella di conservare l’oro nei caveaux di una banca, ma questo comporterebbe i costi di del servizio richiesti dall’istituto bancario, e inoltre renderebbe il bene suscettibile al rischio di un prelievo forzoso da parte dello Stato. I rischi nel custodire invece personalmente il bene nella propria abitazione sono altrettanto ovvi. In merito ai lingotti o monete in oro, non abbiamo differenze sulle considerazioni di oro usato o nuovo, poichè vengono trattati allo stesso modo ed hanno la medesima quotazione sia in acquisto che per la vendita.
Agevolazioni fiscali
A differenza dei proventi derivati dall’acquisto di oro tramite strumenti finanziari – che subiscono un’imposta del 20% -, in base al decreto del 22 dicembre 1986, n. 917, le plusvalenze derivate dall’acquisto/vendita di oro in quanto bene fisico seguono la trattazione prevista dagli scaglioni del reddito IRPEF, che ricordiamo in questo breve schema riassuntivo.
- Imposta dovuta sui redditi intermedi (per scaglioni) compresi nello scaglione fino a 15.000 euro: aliquota 23%
- Scaglione da 15.001 a 28.000, l’aliquota è il 27%. Cioè 3.450 + 27% sulla parte eccedente i 15.000 euro
- Scaglione da 28.001 a 55.000, l’aliquota è il 38%. Cioè 6.960 + 38% sulla parte eccedente i 28.000 euro
- Scaglione da 55.001 a 75.000, l’aliquota è il 41%. Cioè 17.220 + 41% sulla parte eccedente i 55.000 euro
- Oltre i 75.000, l’aliquota è il 43%. Cioè 25.420 + 43% sulla parte eccedente i 75.000 euro